Ecomafia, un termine sempre più comune, che include una serie di vicende di cronaca e attualità che hanno caratterizzato l’Italia negli ultimi decenni. Per capire come nasce il termine ecomafia, e quali sono i maggiori reati che vanno a danneggiare il nostro pianeta, ci affidiamo a un interessante approfondimento di Gianluigi Rosafio. Grazie alla sua decennale esperienza da imprenditore nel settore della raccolta differenziata, Gianluigi Rosafio ha scritto interessanti contributi in materia. Sulle ecomafie, in particolare, sono molto famosi gli scritti in collaborazione con Tiziana Luce Scarlino. Il termine ecomafia, ricordano i due esperti, può essere classificato a tutti gli effetti come neologismo ed è stato coniato dall’associazione italiana Legambiente, una delle maggiori associazioni ambientaliste d’Italia, per andare a classificare tutte quelle attività, di natura criminale, che vanno ad arrecare un qualche tipo di danno all’ambiente. Andiamo ora ad esplorare le principali attività comprese tra questi crimini, proprio come evidenziato negli scritti presi in considerazione. Si parte dallo smaltimento illegale di rifiuti, dunque fatto in maniera non autorizzata dallo Stato. Si tratta dello smaltimento di rifiuti eseguito con modalità o in luoghi non previsti dalla legge.

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Lo spettro di reati che comprende questa categoria è molto vario e troviamo al suo interno:

  • Discariche abusive: questi tipi di smaltimento avvengono solitamente in discariche abusive, chiamate anche aree di smaltimento abusive, ovvero aree occultate o difficilmente raggiungibili dove vengono trasportati abusivamente dei rifiuti, talvolta tossici, da smaltire in maniera illegale.
  • Smaltimento in acqua: quando pensiamo alle discariche abusive non dobbiamo concentrarci esclusivamente sulla terra ferma. Infatti possiamo riscontrare l’abbandono di rifiuti anche nelle acque o nelle profondità sottomarine. I fiumi ed i mari, infatti, sono spesso il bersaglio di questi crimini e parte del loro inquinamento viene causato dall’abbandono di rifiuti pericolosi.
  • Combustioni illegali: altro reato da non sottovalutare, che consiste nel bruciare mucchi di rifiuti in maniera totalmente abusiva. Queste combustioni vanno a danneggiare l’ambiente a causa delle emissioni di sostanze tossiche che si sprigionano nell’aria.

Esiste,infine, il traffico illegale di rifiuti. La premessa al fatto che questi reati si verifichino, è il trasporto abusivo di questi rifiuti. Tutte queste operazioni vengono classificate come Traffico illegale di rifiuti. Per traffico illegale di rifiuti si intende quindi, il trasporto di rifiuti non autorizzato dalla legge o che viene svolto in maniera anomala andando, di fatto, a discostarsi dalla normativa. Non dobbiamo però andare a focalizzarci soltanto sull’aspetto pratico del trasporto, infatti per traffico illegale di rifiuti dobbiamo andare anche a considerare tutta la parte burocratica che riguarda i differenti aspetti di messa in sicurezza gestione e smaltimento di questi rifiuti. Questi traffici vanno a riguardare in modo particolare tutte quelle tipologie di rifiuti, come ad esempio le scorie nucleari, le cui modalità di trasporto e smaltimento risultano particolarmente lunghe e dispendiose.

Cos’è l’ecomafia e quali sono i reati più comuni contro l’ambiente

Forse non tutti hanno mai sentito il termine “ecomafia”: si tratta di un neologismo coniato per la prima volta nel 1997 da Legambiente per indicare l’insieme delle attività criminali organizzate ai danni dell’ambiente. Con questo termine si fa infatti riferimento a tutte quelle attività della criminalità organizzata, di stampo mafioso, che vanno a danneggiare l’ambiente intorno a noi, in modi più o meno gravi.

Parliamo di ecomafia quando parliamo ad esempio di smaltimento illegale dei rifiuti, di abusivismo edilizio su larga scala, di escavazione abusiva, di traffico di animali esotici, di saccheggio dei beni archeologici, di allevamento di animali da combattimento, di incendi boschivi ed illegalità nel mercato agro-ambientale.

 

Si tratta di un ambito relativamente nuovo alla giustizia italiana: abbiamo infatti avuto le prime notizie sull’operato delle ecomafie solo nel 1982, per arrivare poi al 1991 per accertare i primi reati relativi allo smaltimento dei rifiuti: questi, purtroppo, costituiscono i tipi di reato più comuni contro l’ambiente, soprattutto nel Sud Italia. Al tempo, vennero condannati per la prima volta sei imprenditori ed amministratori per abuso di ufficio e corruzione, mentre furono assolti dal reato di associazione mafiosa.

Per attendere la condanna alle ecomafie dobbiamo infatti attendere ancora qualche anno, fino al 1997, anno in cui come abbiamo precedentemente visto è stato coniato il termine: per l’esattezza, esso appare per la prima volta nel 1994 in un documento pubblicato dall’associazione ambientalista Legambiente, dal titolo “Le ecomafie – il ruolo della criminalità organizzata nell’illegalità ambientale”.

Dal 1997 in poi vennero quindi cominciati ad essere pubblicati, ogni anno, i rapporti Ecomafia di Legambiente, che ogni anno fa quindi il punto della situazione e pubblica i suoi dati.  Stando a quanto registrato nel rapporto del 2007, ad esempio, il giro d’affari intorno a queste attività eco-mafiose si aggirava attorno ai 23 miliardi di euro l’anno e le regioni in cui ciò veniva più frequentemente registrato erano, nell’ordine, Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Sicuramente ben noto è il caso della Campania, in particolare della Terra dei Fuochi: espressione nata agli inizi degli anni 2000 per intendere l’estesa area della Campania, a cavallo tra Napoli e Caserta, in cui vi è un’alta concentrazione delle attività illegali delle ecomafie ed in particolare dell’interramento illegale di rifiuti tossici e dei roghi di rifiuti. Soprattutto questi ultimi sprigionano nell’aria sostanze nocive come la diossina, pericolose per l’uomo e per tutti gli esseri viventi delle vicinanze. Nell’ultimo rapporto del 2019, invece, i reati più frequentemente registrati sembrano essere il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, la filiera agroalimentare ed il racket degli animali.

 

 

 

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