I 27 Paesi Ue hanno dato il via libero per consentire l’uscita definitiva del Regno Unito. A dare l’annuncio su Twitter è stato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, in occasione del vertice straordinario a Bruxelles dei capi di Stato e di governo degli Stati europei sulla Brexit. Ora sta al Parlamento europeo, ma soprattutto a quello britannico ratificare l’intesa raggiunta.

Dal canto suo, la premier britannica Theresa May ha fatto sapere che: “Prima di Natale i parlamentari voteranno su questo accordo. Sta a loro decidere se muoversi verso un futuro più brillante o aprire la porta ad un nuovo periodo di nuova incertezza”. Con ogni probabilità, il voto alla Camera dei Comuni si terrà il 10 o al massimo l’11 dicembre.

Tusk ha tenuto a precisare: ” Davanti a noi c’è un difficile processo di ratifica”, ma con il Regno Unito “resteremo amici fino alla fine dei giorni, e anche un giorno di più”. Ad intervenire è stato anche il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che ha dichiarato: “Se fossi un parlamentare britannico, voterei a favore dell’accordo” sulla Brexit, in quanto “è il migliore possibile per la Gran Bretagna, dato che l’Unione Europea “non cambierà le sue posizioni fondamentali”. Tuttavia, l’abbandono della Ue, per Juncker è un giorno di grande tristezza, anche se, effettivamente, “questo è l’unico accordo possibile”. Un pensiero questo, condiviso anche dal premier irlandese Leo Varadkar e dalla premier Theresa May.

Theresa May: lettera alla Nazione

Prima che prendesse il via il summit, Theresa May ha chiesto, con una lettera alla Nazione, il sostegno del popolo inglese in merito al divorzio con l’Ue, affermando che l’accordo consentirà al Regno Unito di raggiungere un futuro più luminoso.

Una volta che la Gran Bretagna avrà lasciato l’Unione, ha tenuto a precisare la premier, avrà inizio “un nuovo capitolo delle nostra vita nazionale”. Inoltre, ha affermato che “deve segnare il punto in cui mettiamo da parte per sempre le etichette di ‘uscire’ e ‘rimanere’, e torniamo ad essere di nuovo un solo popolo“. Tuttavia, “per fare questo” ha sottolineato la May, “abbiamo bisogno di andare avanti con la Brexit ora, sostenendo questo accordo“. Una volta concluso tale capitolo sarà possibile valutare altre importanti questioni, come l’economia, il sistema sanitario e la costruzione di nuove case.

Gli attacchi all’accordo

Sabato 24 novembre scorso, si è raggiunto anche l’importante accordo tra la Spagna e l’Unione Europea su Gibilterra. In questo modo è iniziata un’intesa, formalizzata in occasione del vertice di Bruxelles, che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo e da quello inglese.

Tuttavia, il cammino per la ratifica si preannuncia abbastanza arduo. Infatti, gli unionisti nordirlandesi, alleati del governo conservatore della premier, hanno tenuto a ribadire il loro “no” in merito all’accordo, così come hanno fatto alcuni Tory dell’ala dei falchi “brexiteers”.

Nigel Farage, l’ex leader dell’Ukip, ha riaffermato la sua contrarietà all’accordo, auspicandone la bocciatura e, non contento, una “Brexit no deal”. Pesanti attacchi arrivano anche dal fronte filo-europeo, ad opera di Nicola Sturgeon, la first minister indipendentista della Scozia, che ha denigrato la lettera della May alla nazione. Inoltre, ha precisato che: “Questo è un cattivo accordo e il Parlamento dovrebbe rigettarlo e appoggiare un’alternativa migliore”.

Anche Tony Blair, l’ex premier laburista, ha fatto sentire la sua voce, affermando che si tratta di un “accordo raffazzonato“. Al coro si è aggiunto anche il capo del governo gallese, Carwyn Jones, il quale ha tenuto a precisare che: “La Brexit renderà il Galles meno prospero“.

Ed infine, Keir Starmer, titolare della Brexit nel governo ombra di Jeremy Corbyn ha ribadito che questo è un cattivo accordo per il Regno Unito: “É il fallimento di un negoziato in cui la premier ha passato più tempo alle prese con le liti nel suo partito che a lavorare per l’interesse nazionale”.

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