Il governo giallo verde passa: il voto sul decreto legge Milleproroghe è positivo. Dopo aver messo la fiducia sulla votazione, la Camera delibera a favore con 329 sì e 220 no, 4 astenuti. A soli tre mesi dal suo insediamento, il governo ricorre già allo strumento della fiducia per fare passare un provvedimento in tempi stretti. La ragione, dicono i grillini, è dare risposte ai cittadini che attendono l’entrata in vigore del decreto. Blindare un decreto e forzare i tempi per la sua approvazione, limitando il dibattito in aula, è una mossa lecita ma che crea comunque molto scompiglio, facendo insorgere le opposizioni. Il Pd arriva addirittura ad occupare l’aula di Montecitorio e invia commenti infuocati all’esecutivo. Nemmeno la presidenza della Camera è esente da critiche dopo questo atto che viene giudicato come eversivo dai dem. Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro si tratta di una scena madre ingiustificata in quanto l’azione è legittima.

Ieri, la situazione nell’aula della Camera si fa rovente. Le opposizioni fanno ostruzionismo presentando una serie di emendamenti che prolungano la discussione. Per velocizzare i tempi, allora la maggioranza decide di utilizzare la cosiddetta “tagliola”. La discussione generale viene chiusa anticipatamente e poi si blocca l’esame del testo richiedendo la fiducia. I capi gruppi si riuniscono e non trovano nessun accordo per il voto finale e gli ordini del giorno. Si apre così la prima maratona notturna di questa Legislatura. Il nodo principale di questa impasse non è propriamente sul contenuto del decreto legge ma piuttosto sul metodo.

Dopo aver dibattuto sull’obbligatorietà vaccinale e aver prorogato l’autocertificazione, l’attenzione si sposta sul taglio di oltre un miliardo alle onze periferiche. Il premier Conte dice che si impegnerà personalmente perché i fondi siano ripristinati, ma l’accordo non è stato scritto nel decreto ribattezzato Milleproroghe. Questa strategia ha messo sull’attenti i dem nonché i comuni, che richiedono a gran voce una nuova revisione per evitare questo grande taglio di fondi agli enti locali. Non solo tra le opposizioni, ma i malumori sulle due tematiche ci sono anche tra i partiti di maggioranza; motivo che ha spinto l’esecutivo a blindare il decreto legge. È ovvio che mettere la fiducia su un decreto vuol dire forzare la mano ai politici di maggioranza, mettendo da parte i loro dubbi personali e costringendo a votare Sì, pena la caduta del governo.

Altro punto che rende così critiche le opposizioni riguarda la scelta di utilizzare la fiducia autorizzata dal Consiglio dei Ministri il giorno prima che il decreto fosse pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Facendo così, il testo pubblicato sula Gazzetta non poteva essere modificato e ciò è, secondo il senatore Renzi, indice della poca serietà di questo esecutivo che si fa beffe delle regole democratiche.

In seguito a questo fatto, gli esponenti del Pd chiedono di fare chiarezza al Presidente della Camera Fico, il quale però liquida subito i malumori dicendo che la vicenda non interpella il parlamento e si attiene alle scelte politiche dell’esecutivo.

Di Editor