É arrivata, come tutti si aspettavano, la bocciatura da parte dell’Europa alla legge di bilancio italiana. La Commissione europea, infatti, ha definitivamente rigettato il documento programmatico di Bilancio del governo italiano per l’anno 2019. Inoltre, a questo punto, ritiene che l’apertura di una procedura per deficit eccessivo sia giustificata.

La manovra: “Un non rispetto particolarmente grave delle regole di bilancio”

La valutazione mette in luce che la manovra prevede “un non rispetto particolarmente grave delle regole di bilancio, in particolare delle raccomandazioni dell’Ecofin dello scorso 13 luglio”. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha ricordato che ha luglio il consiglio aveva ricordato all’Italia la necessità di dover ridurre tassativamente il suo deficit strutturale dello 0,6% di Pil nel 2019. Nel documento programmatico di bilancio, invece, “il deficit strutturale vedrebbe un aumento di circa l’1% del Pil il prossimo anno“. Il commissario lettone ha quindi tenuto a precisare che: “Questi numeri parlano da soli”.

Il duro intervento di Dombrovskis

Dombrovskis, inoltre, ha fatto sapere che: “Gli elevati livelli di debito lasciano l’economia vulnerabile a shock”. Secondo il commissario europeo, in questo modo il Bel Paese dovrà fare i conti con una perdita parziale della sua “sovranità economica”, ma soprattutto dovrà subire una “maggiore austerità in futuro”. E ancora, rincarando la dose: “L’impatto di questa manovra sulla crescita probabilmente sarà negativo“.

Ad intervenire è stato anche il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, il quale ha voluto sottolineare che: “La nostra porta resta aperta, noi restiamo sempre disponibili al dialogo”. Ciononostante, anche lui ha voluto precisare che i dubbi e gli interrogativi sulla crescita, la riduzione del debito ed il deficit permangono.

La replica di Salvini: “Ci lascino lavorare”

Tuttavia, alle dure parole della Commissione Ue, la risposta italiana non si è fatta attendere. A replicare è stato Matteo Salvini, che ha affermato: “É arrivata la lettera di Bruxelles? Va bene aspettiamo quella di Babbo Natale“. Inoltre, ha aggiunto con fermezza: “Ci lascino lavorare. Mi sembra prematuro decidere sanzioni per una manovra di crescita. Tra un anno ne parliamo, ma no a pregiudizi”.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che sabato sera incontrerà Jean Claude Juncker a Bruxelles, dal canto suo, si è detto fiducioso di poter convincere anche gli interlocutori europei, che questa è la strada migliore per l’Italia, ma anche per la stessa Europa.

Ha voluto dire la sua anche Giovanni Tria, che ha affermato: “La drammatizzazione del dissenso tra Italia e Commissione europea danneggia l’economia italiana e, di conseguenza, l’economia europea”.

L’Italia è a rischio sanzione

C’è poco da dire, l’Italia rischia una sanzione pressoché immediata, che porterà all’obbligo di un deposito pari allo 0,2% di Pil, nel momento in cui la Commissione Ue avrà avviato ufficialmente l’iter. La procedura, per essere valida, dovrà essere avviata entro il 1 febbraio, e la maggior parte delle persone crede che la decisione verrà presa in occasione della riunione dell’Ecofin del 22 gennaio. Del resto, i partner europei sembrano decisi (soprattutto i paesi nordici, ma anche quelli guidati da governi definiti “sovranisti”) a chiedere all’esecutivo dell’Unione europea di procedere, senza sconti.

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