Ponte-morandi

Il crollo del Ponte Morandi di Genova ha sconvolto tutta l’Italia, ma non solo: la notizia di questa terribile tragedia è stata ripresa anche dalle testate internazionali. Sono 39 le vittime del crollo: alcuni parlano di fatalità ma in questo caso le cose sono diverse. Parliamo di una struttura che doveva essere messa in sicurezza o chiusa e che si sapeva ormai da anni non essere sicura. Parliamo di un ponte che è crollato perchè non gli è stata fatta un’adeguata manutenzione ed è questo che risulta difficile accettare. L’opinione pubblica è sconvolta perchè per l’ennesima volta ha ricevuto un messaggio forte dallo stato: non ci si può sentire sicuri in nessun luogo. Le infrastrutture che necessiterebbero di manutenzione sono tantissime, in tutta la nostra Penisola. Il crollo del Ponte Morandi diventa quindi un simbolo e al tempo stesso un monito: tragedie come questa possono e devono essere evitate.

Adesso è iniziata la corsa al colpevole: si punta il dito un po’ di quà e un po’ di là, ci si scaricano addosso responsabilità ed accuse. La verità però è che sia Autostrade per l’Italia che lo Stato hanno colpe in questa vicenda, perchè il governo ha il dovere di monitorare la situazione delle strutture pubbliche, al fianco naturalmente della società.

I ponti a rischio in Italia sono 10.000

I ponti a rischio attualmente in Italia non sono certo pochi e questo è un dato allarmante: parliamo di 10.000 strutture che ad oggi avrebbero la necessità di manutenzione e di 60.000 ponti attualmente sotto monitoraggio. Questo significa che l’emergenza è reale e che bisogna assolutamente trovare i fondi per affrontare questa situazione di degrado delle strutture pubbliche. La maggior parte delle infrastrutture italiane risale agli anni 50 e 60 e tutti gli ingegneri sono concordi nell’affermare che ormai il cemento armato è arrivato a fine vita. Questo significa che tutte queste strutture non sono più sicure: al giorno d’oggi nella nostra Penisola cedono in media 20 ponti all’anno.

In diverse città d’Italia le province ed i comuni non hanno abbastanza fondi per finanziare la messa in sicurezza e la manutenzione delle infrastrutture. Così accade, nel migliore dei casi, che intere strade, arterie e ponti vengano chiusi al traffico e abbandonati di fatto a sè stessi. Ne consengue un ovvio peggioramento della viabilità e un accumularsi di strutture non più utilizzate.

Il crollo del Ponte Morandi ha suscitato scalpore per il numero delle vittime coinvolte, ma sono in realtà moltissimi gli altri esempi che possiamo citare. Basti pensare al cavalcavia ceduto nel 2016 sopra la carreggiata della Milano – Lecco, costato la vita ad una persona, o ancora al crollo del viadotto sopra la A14 del 2017 che ha visto coinvolte altre due vittime. Purtroppo di esempi ce ne sono moltissimi ma deve sempre accadere un tragedia prima che le istituzioni e lo Stato di muovano e prendano in mano la situazione.

Sempre ammesso che lo facciano: saranno in grado Di Maio e Salvini di affrontare questa emergenza in modo concreto o continueranno a fare propaganda politica sui social? Staremo a vedere.

Di Editor